Il caso del dipendente dell’Asp che pubblicava sui social simboli massonici. L’ex commissario ad acta: la presenza di massoni è storicamente accertata
Nelle stanze della sanità calabrese non sarebbero riusciti a entrare solo gli emissari delle cosche della ‘ndrangheta. Al tavolo del grande affare della salute pubblica avrebbe un posto riservato anche la massoneria o meglio quelle logge coperte che fanno da camera di compensazione tra il mondo criminale e quello delle istituzioni. La stessa Luisa Latella nella sua audizione del 30 novembre 2021 dice: «Quanto alle infiltrazioni della massoneria, ci sono state parecchie indagini sugli appalti nel territorio della Calabria che hanno portato, per quello che è di mia conoscenza, all’individuazione di rapporti fra logge massoniche, pubblica amministrazione e cosche mafiose». Inchieste e processi importanti ma avverte l’ex prefetta di Catanzaro, «purtroppo come l’araba fenice si riproduce in continuazione, rinasce dal fuoco e dalle fiamme».
Davanti alla Commissione parlamentare antimafia anche l’allora commissario straordinario alla sanità calabrese Guido Longo aveva parlato della presenza ingombrante di appartenenti alla massoneria. I membri dell’organismo bicamerale, guidati dal senatore Morra, erano scesi in Calabria per verificare il rischio di infiltrazioni dei clan sui fondi per l’emergenza Covid. «Nella sanità calabrese è stata presente e per certi versi lo è a tutt’oggi la ‘ndrangheta. Non si può omettere di riferire ciò, né limitarlo a dei casi eccezionali. Con riguardo alla presenza della massoneria deviata – ha sottolineato Longo – questo è un fatto storicamente accertato».